Non Testo
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Informazioni su Non Non è una canzone degli Zen Circus.
È la quarta traccia dell'album L'Ultima Casa Accogliente.
"Con questa preghiera per negazioni, cantiamo i nodi di un’esistenza in perenne equilibrio fra quello che vorremmo e quello che riusciamo a mostrare di noi. Appunti sparsi di una liberazione: dall’abitudine alla mancanza di felicità, dalla palude del rimanere fedeli a se stessi, dalle consuetudini che ci confortano tanto quanto ci immobilizzano. Così, paralizzati dalla paura sul sedile posteriore di un’auto lanciata sulla strada, senza nessuno al volante, non ci accorgiamo che la sete di controllo è tutto ciò che ci allontana da chi siamo veramente."
È la quarta traccia dell'album L'Ultima Casa Accogliente.
"Con questa preghiera per negazioni, cantiamo i nodi di un’esistenza in perenne equilibrio fra quello che vorremmo e quello che riusciamo a mostrare di noi. Appunti sparsi di una liberazione: dall’abitudine alla mancanza di felicità, dalla palude del rimanere fedeli a se stessi, dalle consuetudini che ci confortano tanto quanto ci immobilizzano. Così, paralizzati dalla paura sul sedile posteriore di un’auto lanciata sulla strada, senza nessuno al volante, non ci accorgiamo che la sete di controllo è tutto ciò che ci allontana da chi siamo veramente."
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Testo Non
Non era il mare all'orizzonte
Non era il vento a muovere le onde
Non è la rabbia che mi consola
Non è la voglia di vomitarne ancora
Contro qualcuno che non esiste
Contro me stesso o chi non c'entra niente
Una voce in testa mi dice:
"È solo una scusa per non essere felice"
Non è la voglia che non ho avuto
Non è il passato che ho dimenticato
Non è quel viaggio che mi ha cambiato
Piuttosto quando sono stato viaggiato
Non è la morte, non è ancora il momento
Ma quel momento comunque è dentro
Non è il bambino che è scomparso
È con me, lo sento accanto
Lascia che le navi escano dai porti
Lascia che ti vengano a trovare i morti
Lascia che i colpevoli vengano assolti
Lascia stare per sempre il giudizio degli altri
Non è l'amore a farci a pezzi
Non è il dolore a scrivere versi
Non è la voglia di farmi male
Non è la voglia di farmi male
Lasciati abbracciare forte
Lasciami le ombre, il dolore, la notte
Lascia che ti dorma accanto quando viene buio
Mentre parli nel sonno e io urlo da solo
Non ero io dentro al tuo corpo
Non eri tu a tenermi dentro Non ero io, non eri tu
Il sangue che mi esce dal corpo
È mio soltanto se lo riconosco
Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare
Tu non mi abbandonare
Salvami dai mostri, dal mondo
Salvami da quello che voglio
Il male profondo
Dalla morale, dall'obbedienza
Dalla normalità fatta sentenza
Dalla vergogna, dall'efficienza
La sicurezza, la sufficienza
Non ero io, non eri tu
Il sangue che mi esce dal corpo
È mio soltanto se lo riconosco
Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare
Tu non mi abbandonare
Non era il vento a muovere le onde
Non è la rabbia che mi consola
Non è la voglia di vomitarne ancora
Contro qualcuno che non esiste
Contro me stesso o chi non c'entra niente
Una voce in testa mi dice:
"È solo una scusa per non essere felice"
Non è la voglia che non ho avuto
Non è il passato che ho dimenticato
Piuttosto quando sono stato viaggiato
Non è la morte, non è ancora il momento
Ma quel momento comunque è dentro
Non è il bambino che è scomparso
È con me, lo sento accanto
Lascia che le navi escano dai porti
Lascia che ti vengano a trovare i morti
Lascia che i colpevoli vengano assolti
Lascia stare per sempre il giudizio degli altri
Non è l'amore a farci a pezzi
Non è il dolore a scrivere versi
Non è la voglia di farmi male
Non è la voglia di farmi male
Lasciati abbracciare forte
Lasciami le ombre, il dolore, la notte
Lascia che ti dorma accanto quando viene buio
Mentre parli nel sonno e io urlo da solo
Non ero io dentro al tuo corpo
Non eri tu a tenermi dentro Non ero io, non eri tu
Il sangue che mi esce dal corpo
È mio soltanto se lo riconosco
Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare
Tu non mi abbandonare
Salvami dai mostri, dal mondo
Salvami da quello che voglio
Il male profondo
Dalla morale, dall'obbedienza
Dalla normalità fatta sentenza
Dalla vergogna, dall'efficienza
La sicurezza, la sufficienza
Non ero io, non eri tu
Il sangue che mi esce dal corpo
È mio soltanto se lo riconosco
Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare
Tu non mi abbandonare
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