Dai Nomadi Testo
Testo Dai Nomadi
Fiaccola breccia di un rogo
Che cerca conforto nell'aria Una menzogna nel giogo
Di una giustizia sommaria Dicono che i nomadi
Spensero il sol di una notte Sciolta tra luoghi comuni e finte verità
Placida accolse le voglie
Di una verginità ormai svanita
La rabbia di un padre alle soglie
Spinse a una storia sbiadita
La notte che rendevano Al sonno di una prima volta
E' celata da un vago timore nell'aridità
Fredda mentì in gannevole
Nell'indecenza dissolta
I nomadi -disse- rapiron la mia nudità
Tardi affondò nel rimorso
Di una menzogna rapita
Da un'indolenza che ha perso
Ciò che ha più pudico in vita
Nel gioco di farneticar
Di un falso comune ora acceso Dal vano desio di diventare signora ma
Senza virtù nè dignità incapace di portarne il peso
E un fango su rami bruciati è la sua umanità
Nella terra di maschere affrante in TV
Di letarghi impuniti e di rabbiosi santi
Il silenzio nell'odio si imbeve di un fetido addio
Tra recinti gelosi di assenti virtù assuefatti a volgari timori degli altri
Caduti nell'argine greve di un marcio brusio E nell'ora di non abbaiar Nascosti nell'ipocrisia
Di ornar come vuoto a sè stante un cielo malato
Tra i nomadi la verità è appesa a una fotografia
Di una falsa cortigiana ed un campo bruciato.
Che cerca conforto nell'aria Una menzogna nel giogo
Di una giustizia sommaria Dicono che i nomadi
Spensero il sol di una notte Sciolta tra luoghi comuni e finte verità
Placida accolse le voglie
Di una verginità ormai svanita
La rabbia di un padre alle soglie
Spinse a una storia sbiadita
La notte che rendevano Al sonno di una prima volta
E' celata da un vago timore nell'aridità
Fredda mentì in gannevole
Nell'indecenza dissolta
I nomadi -disse- rapiron la mia nudità
Tardi affondò nel rimorso
Di una menzogna rapita
Da un'indolenza che ha perso
Ciò che ha più pudico in vita
Nel gioco di farneticar
Di un falso comune ora acceso Dal vano desio di diventare signora ma
Senza virtù nè dignità incapace di portarne il peso
E un fango su rami bruciati è la sua umanità
Nella terra di maschere affrante in TV
Di letarghi impuniti e di rabbiosi santi
Il silenzio nell'odio si imbeve di un fetido addio
Tra recinti gelosi di assenti virtù assuefatti a volgari timori degli altri
Caduti nell'argine greve di un marcio brusio E nell'ora di non abbaiar Nascosti nell'ipocrisia
Di ornar come vuoto a sè stante un cielo malato
Tra i nomadi la verità è appesa a una fotografia
Di una falsa cortigiana ed un campo bruciato.
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