Unisex Testo
Testo Unisex
Savio, Bigazzi, Pace, Boncompagni, Ormi, Bracardi
Los culatones. Olè. Olèeeee.
Mea culpa, mea culpa, mea terribile culpa.
Ero al cinema del corso Buenos Aires, interno tre, al Codromodro
E davano "Fiesta che biella meraviglia"
Che mi sedetti nella poltrone centrale del numero corporale tre.
Mentre stavo osservando la pellicola
Mi sentii un affare durissimo in mano e lo strettei fortissimo e lo pigliei: eso non era un cioccolato e né una buglia
ma un pezzo de carne, sembrava un filetto,
che non si trova più neanche alla macelleria del toros
e me lo strettei forte forte forte forte in mano:
era bello, era giocondo ed era mio. Me lo portai ingelosito verso l'uscita,
al pezzo de carne c'era un uomo bello e alto, un biforcuto,
che mi faceva impazzire,
aveva barba capelli e occhi tutti insieme, un trittico,
salimmo le scale tette in corsa, e lo portai nella mia stanza,
lo denudai e lo baciai fortemente su tutto il corpo. Olè. Olè. Olèee.
Non si capiva più niente: lo prendevo da tutte le parti,
nelle narici del nasooo,
dentro al buco delle orecchieee,
e anche nel buco del culoooo,
mi faceva impazzire, era una bella bestia,
era una bestia che spingeva nel buco del culoooo,
lui spingeva e io traivooo...
Che bell'uomo che era. Calmo ma non troppo per quando ci voleva,
ci pigliavamo insieme una tabella di cafè
e poi giù ancora, che mi faceva impasire, moltisimo, molto moltisimo. Cosa c'hai di briccone, gli domandavo, ti vuoi farmi uno scopone?
Dammelo in mano. Benisimo.
Sei un belissimo ragasso.
E ora che stai per andartene ti do il mio indirizzo.
Scrivimi verso le quattro alla mia curia:
Cardinale Alfonso Fava, docente in silificomania e impraticità di campo
Ti posso rispondere alle due, ma non per difetto, per concesso,
perché sono il più grande, il più forte della zona.
Ti porto con me a Las Vegas, facciamo un viaggio a pagamento di sei giorni
Torniamo su per la rotta del Pacifico,
ci buttiamo dentro al panificio mondiale dei rottinculi genovesi
che s'intensificano nelle bande rotte e ho qui terminato.
Los culatones. Olè. Olèeeee.
Mea culpa, mea culpa, mea terribile culpa.
Ero al cinema del corso Buenos Aires, interno tre, al Codromodro
E davano "Fiesta che biella meraviglia"
Che mi sedetti nella poltrone centrale del numero corporale tre.
Mentre stavo osservando la pellicola
Mi sentii un affare durissimo in mano e lo strettei fortissimo e lo pigliei: eso non era un cioccolato e né una buglia
ma un pezzo de carne, sembrava un filetto,
che non si trova più neanche alla macelleria del toros
e me lo strettei forte forte forte forte in mano:
era bello, era giocondo ed era mio. Me lo portai ingelosito verso l'uscita,
al pezzo de carne c'era un uomo bello e alto, un biforcuto,
che mi faceva impazzire,
aveva barba capelli e occhi tutti insieme, un trittico,
salimmo le scale tette in corsa, e lo portai nella mia stanza,
lo denudai e lo baciai fortemente su tutto il corpo. Olè. Olè. Olèee.
Non si capiva più niente: lo prendevo da tutte le parti,
nelle narici del nasooo,
dentro al buco delle orecchieee,
e anche nel buco del culoooo,
mi faceva impazzire, era una bella bestia,
era una bestia che spingeva nel buco del culoooo,
lui spingeva e io traivooo...
Che bell'uomo che era. Calmo ma non troppo per quando ci voleva,
ci pigliavamo insieme una tabella di cafè
e poi giù ancora, che mi faceva impasire, moltisimo, molto moltisimo. Cosa c'hai di briccone, gli domandavo, ti vuoi farmi uno scopone?
Dammelo in mano. Benisimo.
Sei un belissimo ragasso.
E ora che stai per andartene ti do il mio indirizzo.
Scrivimi verso le quattro alla mia curia:
Cardinale Alfonso Fava, docente in silificomania e impraticità di campo
Ti posso rispondere alle due, ma non per difetto, per concesso,
perché sono il più grande, il più forte della zona.
Ti porto con me a Las Vegas, facciamo un viaggio a pagamento di sei giorni
Torniamo su per la rotta del Pacifico,
ci buttiamo dentro al panificio mondiale dei rottinculi genovesi
che s'intensificano nelle bande rotte e ho qui terminato.
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