Rottami Testo
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Testo Rottami
(P.Bertoli-L.Bonaffini)
Un rampante è solo produzione come un cotechino
Una squallida persona vuota dal fatale destino
Una cosa senza sentimenti, una piovra tipo nazionale
Una vipera che porti in corpo e non riesci a schiacciare
Impossibile guardarsi dentro mentre corre il treno
Non c'è niente che si debba dire o possa farti da treno
Non c'è niente che si debba dire o possa farti ad freno
Non c'è niente da considerare, solo ostacoli da demolire
E un padrino dal colletto bianco che ti aiuti a salire
A volte poi gli aiuti si rincorrono e si spingono degli altri uguali a te
E tu stai lì impalato su di un tavolo e poi finisci sopra la moquette
Vecchio giovane dal viso stanco cosa ti rimane?
Quattro mobili di gesso bianco e la cuccia del cane, un cervello molto malandato,
La salute che hai buttato via e un avviso dato in tribunale con la garanzia
Franco, credimi che il gioco è chiuso e non capisci ancora se giustizia c'è mai stata al mondo, l'hai subita ora
Se il tuo Santo ti ha gettato a fiume, non ti resta che dimenticare
Più che metterci una pietra sopra, devi rimborsare
Ma porterai la cosa fino all'ultimo e finirai sul tavolo di un bar
Poi dovrai fare i conti col tuo fegato che certamente non ti assolverà
Solitudine di cose perse mentre guardi il mare
Dove l'acqua cade verso il fondo e non sa galleggiare
E mentre scivoli con il pensiero agli errori che hai saputo fare
Cogli inutili valori, pesci che non sanno nuotare.
Un rampante è solo produzione come un cotechino
Una squallida persona vuota dal fatale destino
Una cosa senza sentimenti, una piovra tipo nazionale
Una vipera che porti in corpo e non riesci a schiacciare
Impossibile guardarsi dentro mentre corre il treno
Non c'è niente che si debba dire o possa farti da treno
Non c'è niente che si debba dire o possa farti ad freno
E un padrino dal colletto bianco che ti aiuti a salire
A volte poi gli aiuti si rincorrono e si spingono degli altri uguali a te
E tu stai lì impalato su di un tavolo e poi finisci sopra la moquette
Vecchio giovane dal viso stanco cosa ti rimane?
Quattro mobili di gesso bianco e la cuccia del cane, un cervello molto malandato,
La salute che hai buttato via e un avviso dato in tribunale con la garanzia
Franco, credimi che il gioco è chiuso e non capisci ancora se giustizia c'è mai stata al mondo, l'hai subita ora
Se il tuo Santo ti ha gettato a fiume, non ti resta che dimenticare
Più che metterci una pietra sopra, devi rimborsare
Ma porterai la cosa fino all'ultimo e finirai sul tavolo di un bar
Poi dovrai fare i conti col tuo fegato che certamente non ti assolverà
Solitudine di cose perse mentre guardi il mare
Dove l'acqua cade verso il fondo e non sa galleggiare
E mentre scivoli con il pensiero agli errori che hai saputo fare
Cogli inutili valori, pesci che non sanno nuotare.
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