Le Palline Testo
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- Far Finta Di Essere Sani (registrazione dello spettacolo live, 1973) (2002)
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Testo Le Palline
Una pallina bianca è uguale a una pallina bianca.
Una pallina bianca è diversa da una pallina nera.
E nessuna delle due palline si è offesa. Strano. L'uomo, che ha il senso della giustizia, tende all'uguaglianza. Anzi. Ha fatto un sacco di cose curiose in nome dell'uguaglianza. Per l'uomo l'uguaglianza è addirittura una malattia. Noi tutti diciamo un bianco è uguale a un negro. Forse il negro è un po' più marroncino... Oddio, non sarò mica razzista, eh? Devo stare attento. Sì, meglio dire che un bianco abbronzato è uguale a un negro. Pallido.
La parola "diverso" non la si può proprio usare. Tranne che per le palline. Fa paura, ripugna il nostro senso di giustizia che ci porta ad altre conclusioni perfettamente logiche. Per esempio: l'uomo è uguale alla donna. Uguale uguale uguale? Uguale. Certo, non si può mica essere razzisti!
La parola "diverso" non la si può proprio usare. Tranne che per le palline. È ideologicamente scorretta ed è encomiabile questo sforzo pazzesco di parlare sempre di uguaglianza, ma talmente encomiabile che perdona a volte una certa trascuratezza del dato biologico. Certo, l'uomo è proprio uguale alla donna. Tranne che per le palline. Basta, basta! Bisogna avere il coraggio di dire che un bianco è diverso da un negro, che un uomo è diverso da una donna, che uno svedese è diverso da un siciliano!
Gli unici simpatici in questo senso sono i tedeschi. A loro il concetto di uguaglianza non gli ha mai sfiorati. Per loro è sempre stato chiarissimo che gli altri sono diversi.
Sì, va be', ma a parte i tedeschi, che effettivamente sono un po' esageratini, anche noi appena usiamo la parola "diverso" subito tac, tac, tac, tac, tac, tac, tac. Ma, io dico, non si potrebbe essere diversi così, su un piano, tutta una base. L'ho chiesto al Governo. "Telefona al tuo Governo...!" E io: "Pronto? Scusi non si potrebbe...?" Così sarebbe la sciagura di non avere buoni capi che ci guidano democraticamente. Ahimè. Ho proprio paura che moriremo con l'incubo del leader, del genio. A meno che...
Una pallina bianca è diversa da una pallina nera.
E nessuna delle due palline si è offesa. Strano. L'uomo, che ha il senso della giustizia, tende all'uguaglianza. Anzi. Ha fatto un sacco di cose curiose in nome dell'uguaglianza. Per l'uomo l'uguaglianza è addirittura una malattia. Noi tutti diciamo un bianco è uguale a un negro. Forse il negro è un po' più marroncino... Oddio, non sarò mica razzista, eh? Devo stare attento. Sì, meglio dire che un bianco abbronzato è uguale a un negro. Pallido.
La parola "diverso" non la si può proprio usare. Tranne che per le palline. Fa paura, ripugna il nostro senso di giustizia che ci porta ad altre conclusioni perfettamente logiche. Per esempio: l'uomo è uguale alla donna. Uguale uguale uguale? Uguale. Certo, non si può mica essere razzisti!
La parola "diverso" non la si può proprio usare. Tranne che per le palline. È ideologicamente scorretta ed è encomiabile questo sforzo pazzesco di parlare sempre di uguaglianza, ma talmente encomiabile che perdona a volte una certa trascuratezza del dato biologico. Certo, l'uomo è proprio uguale alla donna. Tranne che per le palline. Basta, basta! Bisogna avere il coraggio di dire che un bianco è diverso da un negro, che un uomo è diverso da una donna, che uno svedese è diverso da un siciliano!
Gli unici simpatici in questo senso sono i tedeschi. A loro il concetto di uguaglianza non gli ha mai sfiorati. Per loro è sempre stato chiarissimo che gli altri sono diversi.
Sì, va be', ma a parte i tedeschi, che effettivamente sono un po' esageratini, anche noi appena usiamo la parola "diverso" subito tac, tac, tac, tac, tac, tac, tac. Ma, io dico, non si potrebbe essere diversi così, su un piano, tutta una base. L'ho chiesto al Governo. "Telefona al tuo Governo...!" E io: "Pronto? Scusi non si potrebbe...?" Così sarebbe la sciagura di non avere buoni capi che ci guidano democraticamente. Ahimè. Ho proprio paura che moriremo con l'incubo del leader, del genio. A meno che...
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