Warning: mysqli_connect(): (HY000/1040): Too many connections in /home/angolote/public_html/include/header.php on line 19

Parlare Col Liquido Testo

Testo Parlare Col Liquido

C’eravamo fermati a orinare in compagnia,
per via del ladro eccetera eccetera
io avevo una Seicento, la Seicento ci guardava coi suoi occhi piccoli
gli occhi piccoli dei fanali posteriori, che sono più piccoli, come dice la parola stessa.
Non parlava nessuno, né il batterista, né il bassista cantante, né il chitarrista jolly.
Cioè loro non parlavano perché erano presi come delle bestie a orinare,
io invece parlavo perché mi avevano tirato fuori al freddo
con la storia del ladro, della spia eccetera.
Così già che ero fuori non c’era niente da orinare mi ero messo a parlare.
A me piace parlare con la roba, mm
è uno dei motivi per cui la gente mi considera strano
e va bene anche se si tratta di roba liquida.
Oddio non è che io parli nello stesso modo
con una bottiglia di Chinotto o con il Mar Ligure.
Nel senso che se devo parlare con della roba liquida
Preferisco parlare con l’Idroscalo,
anche perché lui non disturba.
Il mare per via del “cif-ciaf”, tipo risacca no
Non lascia le pause, cioè vuol parlare sempre lui,
così non andiamo d’accordo.
Eh, così quella sera lì, per ragioni in parte urologiche,
in parte legate al ministero della difesa,
mi trovavo di frotte al Naviglio, che è roba liquida anche lui,
ma meno importante dell’Idroscalo.

Mi trovavo davanti al Naviglio con altri quattro deficienti
Intenti in altre faccende, e una Seicento con gli occhi piccoli,
così gli ho detto, io gli ho detto al Naviglio:
“Tu devi cercare di camminare, tu devi cercare di rigare dritto,
perché sennò io vado in giro a dire che hai baciato Totò Rina!
perché sennò io vado in giro a dire che ti han visto baciare Totò Rina,
poi voglio vedere cosa ti fanno”. Niente, fanno mai niente a nessuno.

Il chitarrista aveva finito di allacciarsi i pantaloni, la zip,
mi è venuto vicino e mi fa: “eh ma sei ben strano te!”
“chi?”
“eh, tu..”
“io? Eh vabbè, prendo proprio perché son strano!”
“No ma tu sei strano, poi sei sempre così pessimista –fa lui- ma pensa alla vita!
Pensa alla festa di stasera, alla bella gente che vedremo dove andremo a suonare,
magari ci divertiamo”.
In effetti era vero, in una veglia di dieci ore,
per i 18 anni della figlia del commendatore, salendo con l’ascensore di servizio,
con stop regolamentare alternato, alle nove meno un quarto, per un panino offerto gentilmente in cucina,
poteva capitare anche di divertirsi. Bravo il chitarrista jolly! E non avevo neanche orinato.